Questo Blog

Si rivolge a coloro che hanno a cuore l'istruzione universitaria e la ricerca.

Nella convinzione che la legge 133 e le altre iniziative del governo in merito non siano il vero problema, ma solo una risposta sbagliata ad esso gli autori di questo blog invitano tutti a riflettere e proporre iniziative concrete che possano migliorare la didattica, minimizzare gli sprechi e dare riconoscimento al merito.

Queste proposte saranno fondamentali per poter elevare studenti e docenti dall'attuale connotazione di dissenso e protesta a quella di interlocutori credibili per una migliore gestione delle università.

Come Intervenire?

Se volete aggiungere la vostra proposta semplicemente speditela tramite mail all'indirizzo nondica133@gmail.com ed essa verrà pubblicata.
Vi invitiamo a commentare liberamente le proposte pubblicate. 

venerdì 27 marzo 2009

Cui prodest?

Mercoledì a scienze c'è stata una seduta di laurea molto affollata: i candidati per matematica erano 9 per la triennale e 8 per la specialistica. Quasi tutti gli "specialistici" hanno preso 110 e lode. Ormai questo sta diventando un voto scontato, perché si calcola in base alla media pesata: su 120 crediti, i 10 del voto più basso vengono tolti, mentre 30 riguardano il lavoro di tesi, per il quale si prende di default 30. Se si aggiunge che:
- gli esami sono a scelta dello studente,
- gli esami più "duri" sono quelli della triennale,
- quasi tutti gli esami alla specialistica sono orali,
- è difficile prendere un voto diverso da 27 o 30 e quasi impossibile essere mandati via (forse per il pensiero degli esaminatori "questo esame vale solo 5 crediti, ci penserà qualcun altro a segare"),
si capiscono presto le motivazioni di questa inflazione dei voti.
Queste le cause, ma le conseguenze?
Per gli studenti: quelli bravi non si distinguono perché i voti sono appiattiti verso l'alto.
Per l'università: perdita di credibilità; è impossibile che tutti gli studenti siano dei geni, più probabile è che qualche voto venga regalato. Ma forse i finanziamenti all'università o alle facoltà vengono distribuiti anche in base al numero di studenti laureati e alla media dei voti... quindi meno severità significa più soldi?
Per la società: tanti giovani con un pezzo di carta in mano che attesta capacità e conoscenze che forse non hanno. Tanta ipocrisia: si è "dottori" anche dopo il titolo triennale, mentre ad esempio in Germania "Doktor" è chi ha completato il dottorato. Speranze da disattendere: non tutti i laureati potranno andare a fare un lavoro "da laureato", alcuni dovranno accontentarsi di lavori meno retribuiti o considerati di livello inferiore. Non credo sia uno spreco aver studiato se nel lavoro non si usano le conoscenze acquisite, ma sento spesso chi dice "Ho studiato 5 anni, adesso voglio fare il lavoro che decido io!".

lunedì 19 gennaio 2009

Tutto tace

Passata l'ondata travolgente della protesta, cosa ci resta?
A Trento, e in particolare a scienze, da un po' di tempo non si muove più nulla.
Sarà che gli studenti sono stati convinti dalla linea del rettore, che chiede più risorse per i meritevoli (categoria in cui i trentini includono sempre Trento)?
Sarà che il governo ha parzialmente fatto marcia indietro?
Magari si è stati presi da altri grossi problemi, la crisi economica, il gas russo, l'attacco a Gaza...
O magari è solo diminuito l'entusiasmo, le proteste erano un fuoco di paglia?
Forse quando si è scatenata la protesta c'era l'impressione che il futuro di tutti fosse in pericolo, un pericolo immediato: "già dal 2009 sentiremo gli effetti di questi tagli", si diceva. Invece il 2009 è arrivato, e sembra che l'amaro boccone sia stato, seppur a fatica, inghiottito. Forse molti si aspettavano un peggioramento drastico delle condizioni di studio e lavoro nell'università, che invece non è arrivato così repentino, e perciò le proteste sono apparse sproporzionate?
"L'uomo si abitua a tutto, purché raggiunga il giusto grado di sottomissione" diceva Jung. Speriamo non sia così.

lunedì 10 novembre 2008

Mutande, biscotti ed esperimenti: considerazioni su una manifestazione

Venerdì in via Verdi il comitato di scienze ha manifestato a suo modo contro i tagli all'università (qualche foto si trova sul blog e nel forum).
Il simbolo della protesta era molto evidente: dei palloncini gonfiati con l'elio sorreggevano una enorme mutanda, su cui c'era scritto "cervelli in fuga da un'Italia in mutande" e "non toglieteci anche queste". Alcuni studenti hanno offerto biscotti ai passanti, in cambio di un po' di attenzione sul tema dell'università e della ricerca, mentre altri spiegavano alcuni fenomeni fisici, con l'aiuto di qualche "effetto speciale", spettacolare anche per chi conosce la fisica.
Ho apprezzato i modi e i toni di questa manifestazione: senza fare danni o arrecare disturdo ad alcuno, si è cercato di avvicinare i passanti e parlare con loro, spiegando l'importanza della ricerca e dell'università nella società.
Come in tante manifestazioni erano presenti sia un elemento coreografico che attirava l'attenzione, sia dei volantini che spiegavano la posizione degli studenti. Quello che vorrei far notare però è la disponibilità degli studenti a mettersi in gioco in prima persona, a parlare e interagire con la gente, in modo pacato e ragionevole. Le "esche" scelte, biscotti ed esperimenti, sono un modo gentile di tentare un approccio con i passanti (pochi purtroppo) e iniziare un dialogo.
Certo, in questo modo non si finisce sul giornale, se non forse con una foto delle mutande e due righe che non dicono nulla; non si riesce nemmeno a coinvolgere tanta gente: penso che la critical mass organizzata dall'altro comitato si sia fatta sentire molto di più, grazie ai fischietti e al rallentamento del traffico.
Però il metodo scelto mi piace molto perché punta a prendere contatto con la gente, a spiegare le ragoni della protesta (e quindi è necessaria una riflessione anche personale prima di scendere in piazza), e lo fa senza creare disagi o incomprensioni, cercando il dialogo e non lo scontro. E' un metodo che ha fiducia nella gente, nella capacità di ascolto, dialogo e riflessione di chi viene avvicinato per strada.
Ester

sabato 1 novembre 2008

Proposte nell'Ateneo di Bologna

Estratto dal documento letto nell'assemblea d'Ateneo dell'Università di Bologna venerdì 24 ottobre.

gli studenti, i ricercatori ed i professori, in stato di agitazione permanente presso l’Università di Bologna

CHIEDONO

1) che il senato accademico, di concerto con i consigli di facoltà e i Dipartimenti, approvi e renda pubblico un documento di integrale denuncia e rifiuto del complessivo disegno di ristrutturazione delle istituzioni formative promosso dall’attuale Governo.

2) che gli organismi isituzionali della facoltà, insieme al corpo docente, ai ricercatori e agli studenti impegnati nella mobilitazione, si facciano promotori di iniziative di lotta che rendano visibile il dissenso esplicito e radicale contro l’attuale disegno di ristrutturazione dell’università proposto dal Governo, quali:

a) una giornata di blocco completo e generalizzato della didattica, eventualmente in concomitanza con altre iniziative analoghe promosse in altri atenei;

b) una giornata di sciopero del lavoro gratuito, intendendo per tale una astensione collettiva del personale non strutturato dalle attività che vengono regolarmente svolte (anche e soprattutto durante le sessioni d’esame) al di fuori di ogni previsione, contrattualizzazione e formale riconoscimento, sicché si renda visibile e manifesto chel’Università italiana, incluso l’ateneo bolognese, vive strutturalmente sotto organico, reggendosi, in ampia misura, su un lavoro sostanzialmente disconosciuto.

c) la cancellazione dell’inaugurazione dell’anno accademico e la sostituzione della cerimonia con un’iniziativa pubblica per sensibilizzare i cittadini.

d) una grande giornata di mobilitazione territoriale, il 30 ottobre, costruita dal basso, da tutti i segmenti della formazione, dalle scuole primarie all’università, lanciata con una lettera aperta alla cittadinanza.
Per finire, siamo quelli che difendono la scuola, l’università, la previdenza, la sanità pubblica. Perché il “pubblico” che abbiamo in mente non è quello di questa università in crisi, dei tornelli all’entrata e dei ricatti, dei fannulloni e della caccia ai fannulloni.
Il pubblico che abbiamo in mente è quello che stiamo costruendo.
Non ci interessa la crisi di QUESTA università, perché ne stiamo costruendo – vogliamo costruirne – una nuova.

fonte: MicroMega http://temi.repubblica.it/micromega-online/gli-studenti-e-i-ricercati-precari-di-bologna-vogliamo-costruire-una-nuova-universita/

Info: http://it.groups.yahoo.com/group/no133bologna/

Gaizka

giovedì 30 ottobre 2008

Una Didattica Spezzata

Salve, la mia proposta riguarda l'organizzazione dei corsi e degli esami. Ammetto che non ho mai visto in funzione un sistema diverso da quello 3+2 basato sui crediti, ma non mi sembra che questo funzioni bene. A mio avviso manca totalmente il percorso formativo, di scoperta e maturazione che realizza la crescita di una persona. Mi spiego meglio, questa suddivisione e frazionamento dei corsi (almeno a matematica) per farli rientrare in categorie di crediti e in tempi bimestrali (ora semestrali) rende i vari corsi isolati tra loro, con poco scambio interdisciplinare e quel che peggio generalmente in funzione dell'esame.
Spesso in corsi successivi della stessa materia, cambiando docente si scoprivano lacune in noi studenti perché non si era avuto tempo di approfondire o semplicemente l'argomento non sarebbe mai rientrato nell'esame. Questo in particolare i primi anni.
Io propongo quindi di ripensare l'organizzazione dei corsi, non vincolandoli alla necessità delle prove in itinere, aumentando le ore di lezione per materia e aumentando o rendendo obbligatori esercizi o paper da preparare durante il corso, perché molto spesso non si entra mai nella pratica se non per preparare degli esercizi standard per l'esame.

Mattia Manica

mercoledì 29 ottobre 2008

Qualità della didattica a matematica

L'università di Trento dice di essere una delle migliori per quanto riguarda la didattica e i servizi ad essa collegati.
Concordo sul fatto che le risorse siano molte: ci sono aule, biblioteche aperte anche la sera e anche la domenica, molte aule con pc: in generale lo studente mi sembra molto aiutato.
Vorrei però puntare l'attenzione su alcuni particolari che riguardano la facoltà di scienze e il corso di laurea in matematica (alcune sono critiche, non prendetele come polemica, per me sono solo esempi di cose da NON fare):
- per fare una lezione di matematica spesso c'è bisogno di lavagne grandi, mentre quelle del terzo padiglione IRST sono molto piccole.
- il miglior metodo per valutare la qualità della didattica è, secondo me, testare la preparazione degli studenti che escono dall'università. Tanti studenti di matematica hanno difficoltà a passare i concorsi di dottorato fuori da Trento perché non sono abituati a fare esercizi, quindi hanno punteggi bassi nelle prove scritte.
- perché la maggior parte degli esercitatori svole gli esercizi alla lavagna senza coinvolgere gli studenti? A Tübingen ogni settimana il docente consegna agli studenti un foglio di esercizi. La settimana dopo, nell'ora di esercitazioni, gli studenti stessi, a turno, svolgono gli esercizi alla lavagna, aiutati dall'esercitatore. Vi assicuro che si impara molto di più provando a fare (e rischiando di sbagliare) che stando seduti a copiare quello che l'esercitatore scrive alla lavagna.
- alcuni corsi della laurea triennale non mi hanno preparato abbastanza, non mi hanno dato le basi per affrontare i corsi successivi a Tübingen. Ad esempio nei due corsi di algebra (gli unici in questa materia obbligatori nella triennale) non è mai stato definito il concetto di ideale, che è fondamentale in algebra!
- com'è possibile che così tanti studenti si laureino con il voto 110 e lode? Anche prendere 24 agli esami sembra un brutto voto! C'è la tendenza a pretendere poco e dare voti alti.
- due studenti (bravi) di Tübingen venuti a Trento nell'ambito del programma doppia laurea sono tornati indietro dopo un semestre, perché i corsi tenuti qui non li soddisfacevano: erano semplici e c'era poca scelta.
- uno dei docenti permette di fare quanto segue: lo studente va da lui perché è interessato a studiare un certo argomento, che non viene trattato nei corsi a Trento (o viene trattato da altri docenti); questo docente accetta di far sostenere un esame su quell'argomento allo studente, ma poi lo registra con il nome di un corso che tiene lui e che può non avere nulla a che fare con l'argomento d'esame.

Ester